Dello Stato e della Nazione, piccola riflessione sulla Costituzione Italiana

2 giugno. Oggi è la festa della Repubblica Italiana: 73 anni fa gli italiani votarono per scegliere tra monarchia e repubblica, scegliendo quest’ultima come forma di governo per il Paese che doveva trovare la forza di rinascere dopo la distruzione causata dalla Seconda Guerra Mondiale.

Contemporaneamente, si votò per l’elezione dell’Assemblea Costituente che aveva l’oneroso e fondamentale compito di redigere la nuova carta costituzionale italiana, frutto del lavoro e del compromesso politico dei partiti politici più rilevanti dell’epoca: la Democrazia Cristiana, il Partito Socialista ed il Partito Comunista.

Così io oggi, dopo ben 71 anni dall’entrata in vigore della Costituzione della Repubblica Italiana (1° gennaio 1948) e 5 giorni prima dell’esame di Diritto Privato, mi ritrovo a studiare quelle che sono le fondamenta che sorreggono il nostro Stato ed ammirare il minuto e dovizioso lavoro fatto dai cosiddetti ‘padri costituenti’ nell’elaborare un documento che sancisce i diritti e doveri dei cittadini italiani, ne regola diligentemente i rapporti ed esplicita le funzioni dello Stato e la sua organizzazione.

Immergendomi tra le pagine e i vari articoli della Costituzione, alcuni mi hanno colpita in maniera particolare e vorrei riportaveli qui con una mia riflessione.

Il primo articolo a cui mi riferisco è l’articolo 54, comma 2, e si trova nella Titolo IV, parte prima, concernente i rapporti politici: ‘I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina ed onore, prestando giuramento nei casi stabiliti dalla legge.’

Il secondo articolo si trova nella parte seconda della Costituzione, Titolo I, Sezione I, riguardante l’ordinamento della Repubblica, ed è l’articolo 67: ‘Ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato.’

Gli ultimi due articoli riguardano la parte seconda, Titolo III, Sezione II, riguardante la Pubblica Amministrazione, e sono l’articolo 97, comma 2: ‘I pubblici uffici sono organizzati secondo disposizioni di legge, in modo che siano assicurati il buon andamento e l’imparzialità dell’amministrazione.’

E l’articolo 98, comma 1: ‘I pubblici impiegati sono al servizio esclusivo della Nazione.’

Leggendo questi articoli, ho riflettuto sul fatto che spesso ci dimentichiamo le basi su cui si fonda il nostro Stato, lasciandoci travolgere da scandali politici o da comportamenti poco atti all’esercizio di funzioni pubbliche. L’Articolo 54, comma 2, vuole ricordarci la grande responsabilità che deriva dall’essere eletto dal popolo in rappresentanza delle necessità e dei desideri dello stesso, da cui deriva il dovere di adempierne il compito con disciplina ed onore, valori che ultimamente sembrano sempre più venir meno e che sono invece alla base del nostro Stato democratico e civile.

L’articolo 67 ci ricorda che ogni membro del Parlamento rappresenta prima di tutto la Nazione, ed è quindi ai valori ed ideali nazionali che deve necessariamente ispirarsi nell’esercizio delle sue funzioni, ancor prima di qualsiasi ideale del partito politico di appartenenza, proposta o promessa dello stesso. Bisogna far rivivere quei valori di fratellanza, bene comune ed unità nazionale con i quali abbiamo combattuto per la nascita dello Stato Italiano, il cui percorso risorgimentale è invidiato e studiato in tutto il mondo, ed è stato fonte d’ispirazione per altri stati di diritto democratico come la Germania.

Infine, per quanto riguarda la pubblica amministrazione, siamo soliti sentire notizie al telegiornale riguardo l’arresto di un certo responsabile o funzionario dello Stato e processi per reati di corruzione o concussione, anziché sentir parlare di efficacia ed efficienza dell’amministrazione pubblica. Il comma 2 dell’articolo 97 ci ricorda che le disposizioni di legge in materia sono state fatte proprio per assicurare il buon andamento e l’imparzialità dell’amministrazione, e c’è bisogno che questi due principi vengano continuamente rispettati e messi in atto dai pubblici impiegati di ogni ordine e grado, che devono sentirli come un loro dovere ed onore, perché loro, più di tutti, ‘sono al servizio esclusivo della Nazione’, ed operano ed agiscono all’interno dello Stato e per lo Stato.

Questa mia riflessione non vuole essere una critica ad alcun partito politico o cittadino al servizio dello Stato, ma è un ingenuo e semplice pensiero di una studente che ama e rispetta la sua nazione e crede che a volte per cambiare le cose o evitare di perdersi è necessario tornare alle origini e, in questo caso, alla nostra Costituzione, alle radici di cui si deve nutrire il nostro Stato e ai valori ed ideali che devono essere la sua vera ed unica fonte di alimentazione al fine di consentirne la crescita e la prosperità.