Impariamo a valorizzarci

Avventurandomi tra le pagine dei meravigliosi Syllabus per preparare l’esame ECDL (esperienza emozionante e avvincentissima!) mi sono imbattuta in un mini-paragrafo dedicato alla storia della nascita del primo Personal Computer (PC) e ho scoperto, con grande sorpresa e orgoglio, che il prototipo del primo PC fu ideato proprio da un team di italiani!

Se da una parte questo mio atteggiamento di sorpresa sia dovuto alla mia poca conoscenza della materia, dall’altra credo che noi italiani siamo sempre troppo pronti a denigrarci e a criticarci al minimo pretesto, ma sempre troppo reticenti e cauti nell’esaltarci e valorizzare le nostre idee e le nostre potenzialità.

Per esempio, lo sapevate che il piemontese Giuseppe Ravizza presentò alla fiera di Novara del 1850 la prima macchina da scrivere a tasti, precedendo di vent’anni quella di Remington? Sì va bene, qualcuno potrà obiettare che l’Italia come Stato-nazione non era ancora consolidata nel 1850, ma credo proprio che possiamo ritenere Ravizza un italiano DOC a tutti gli effetti!

Tuttavia, accadde che il nostro caro avvocato-ingegnere non riuscì a trovare i finanziatori necessari per produrre la macchina in serie, né tantomeno ottenne il brevetto del principio, mancanza che verrà per l’appunto ‘sfruttata’ dalla Remington negli anni successivi.

Detto ciò, oggi voglio raccontarvi l’incredibile storia della nascita della ‘Programma 101’, ‘the first desk top computer of the world‘ come la definì la stampa americana nel 1965, perché credo meriti un occhio di riguardo nella storia italiana.

L’azienda Olivetti era una delle più importanti aziende nella progettazione e vendita di macchine da scrivere e nel settore dell’elettronica, ma a partire dagli anni 60, a seguito della morte del proprietario Adriano Olivetti e di una difficile situazione finanziaria, l’azienda cedette il 75% della sua divisione elettronica a una società americana. Nonostante ciò, il progettista Pier Giorgio Perotto e il suo team di ricerca saranno tra i pochi a rimanere nella divisone elettrica della Olivetti e fin dal 1962 il loro obiettivo sarà quello di creare “una macchina nella quale non venga solamente privilegiata la velocità o la potenza, ma l’autonomia funzionale”.

A quei tempi, infatti, i calcolatori erano in grado di svolgere solo le 4 operazioni, necessitavano di tecnici programmatori, avevano dimensioni tali da occupare intere stanze e avevano cifre esorbitanti. Così Perotto e il suo team con la loro idea volevano creare un computer in grado di stare in ogni ufficio, dotato di una memoria pratica e flessibile, programmabile e soprattutto utilizzabile da chiunque e non solo da tecnici specializzati, ‘autonoma’ per l’appunto.

Il loro sogno diviene realtà nel 1964, con la nascita della ‘Programma 101’, o anche detta ‘Perottina‘ dal nome del suo progettista: è poco più grande di una macchina da scrivere e per l’epoca è leggerissima (pesa ‘solo’ 30 chili!), economica (sempre per l’epoca, perché costava quanto una Fiat 500 di quegli anni), dotata di un linguaggio di programmazione basato su 15 istruzioni elementari tra cui anche la radice quadrata, e soprattutto è in grado di memorizzare permanentemente dati e programmi grazie a cartoline magnetiche che possiamo considerare le antenate dei floppy disk!

‘Programma 101’, il primo computer della storia è italiano!’

Insomma, qualcosa di mai visto prima per l’epoca e che provocò l’invidia di molti ‘competitors’ a livello globale.

L’occasione per presentare la nuova macchina fu il Baker Equipment and Manifacturers Allieds (BEMA) show di New York nel 1965, una delle più importanti esposizioni di prodotti per l’ufficio a livello mondiale, e ricevette il giorno dopo dalla stampa americana l’appellativo di poco meno che primo ‘desktop‘ del mondo.

In pochi anni ne furono vendute 44.000 unità, la maggior parte delle quali negli Stati Uniti, aprendo un nuovo mercato, innovativo e all’avanguardia, nel panorama internazionale.

Tuttavia, non fummo abbastanza audaci da intraprendere questa nuova sfida ed imporci come leader nella nascente industria della micro-informatica, troppo timorosi, forse, del peso della novità e un po’ ingenui, forse, alle porte che quest’ultima ci avrebbe potuto aprire in futuro.

Basti pensare che l’HP, un’azienda statunitense (gli americani da questo punto di vista sono sempre attenti alle nostre mosse per poter cogliere le nostre défaillance e attaccarci), acquistò un centinaio di ‘Programma 101’ e poco tempo dopo lanciò un modello di computer identico, violando così il brevetto della Olivetti e costretta a risarcire 900 mila dollari all’azienda di Ivrea.

Ancora volta, infatti, noi italiani ci eravamo troppo sottovalutati e solo in pochi furono in grado di cogliere il potenziale rivoluzionario della nuova macchina; fu addirittura la stessa azienda Olivetti a conferire maggiore importanza al settore della meccanica, lasciandosi soppiantare negli anni a venire dai colossi americani come la MITS e poi la APPLE nel settore elettronico.

‘Articolo della stampa americana dove la ‘Perottina’ viene definita ‘the first desk top computer in the world’

Quello che voglio trasmettere con questo articolo, è che non dobbiamo dimenticarci che noi italiani siamo un popolo di progettisti e lavoratori, grandi artisti e architetti, scienziati e ricercatori, artigiani e operai: un popolo che si sveglia presto la mattina e si avventura in strade rumorose e trafficate per creare qualcosa di buono, contribuire con le idee e con la manodopera alla crescita di questo Paese, un popolo che si prende cura dei propri figli e conserva intatta la memoria dei suoi padri. A volte forse, questo nostro fare premuroso e attento ci rende troppo incerti e insicuri, suscettibili alle forse esterne e paurosi di cambiare strada e intraprendere un nuovo cammino.

Non dobbiamo dimenticarci che siamo la terza economia europea, che deteniamo uno dei primati nel settore manifatturiero a livello mondiale e che i nostri porti nel Sud Italia rientrano in quelli più grandi e importanti per volume di scambi a livello europeo! Non scordiamoci di geni come Leonardo Da Vinci, Enrico Fermi o Maria Montessori ( alcuni dei migliaia di nomi che potremmo citare) e nemmeno dei piccoli nomi, quelle storie meno conosciute e pubblicizzate dalla stampa come quella che ho voluto raccontarvi oggi, affinché ci servano come esempio e fonte di ispirazione, e ci spingano a uscire un po’ fuori dalla nostra ‘comfort zone’ e fidarci delle nostre qualità e capacità.